DAL DIARIO DI MAX: Le colombe Pavoncelle
02.02.2010 by RobertaNon so se questo è il caso giusto, ma ho sempre sognato di iniziare una storia così, quindi:
C’era una volta e c’è ancora, un popolo, una montagna con la sua flora, ed un tratto di bosco con la sua “particolare” fauna. In un tempo che non era Ieri, ne Oggi e neanche Domani, ma solo un Istante prima , durante e dopo che ogni tempo possa dirsi trascorso. Il popolo non era composto dalla gente, ma da specifiche persone che si conoscevano a mena dito, e che proprio per questo sapevano che il benessere di ognuno di loro, dipendeva dalle capacità peculiari dell’altro. Essi vivevano in un castello in cima ad una collina circondata dalle nubi, a metà strada tra il nulla che vedevano sotto le mura, e l’azzurro del cielo che allietava gli occhi, quando volgevano lo sguardo verso la sommità della montagna amica che gli sovrastava. Gli Istanti trascorrevano tranquilli, e forse anche troppo uguali. Giovanni che si occupava di tutto quello che concerneva, la produzione della farina di castagne, passava molto tempo nel bosco, dove spesso incontrava Gianni il cacciatore accompagnato dal suo fedele cane Rex, che aveva un muso dolcissimo, un caratterino indipendente, ma nessuna propensione alla caccia. Beppe era un po’ il punto di riferimento per tutto il borgo. Egli era bravissimo con tutto quello che si poteva fare manualmente, ed aveva una officina attrezzatissima, che in caso di bisogno diventava laboratorio per le riparazioni necessarie all’utensile di questo o quell’amico. Le donne del castello, mogli, figlie, nipoti, aiutavano in amorosa sordina i loro uomini che non elenco, ma che forse ritroveremo in un’altra storia.
In un Istante che per noi potrebbe essere il mattino, Gianni il cacciatore, tornando dal bosco, si fermò in un luogo chiamato Mastondolo, a parlare con Giovanni, Beppe, Alessandro; che ascoltandolo rimasero a bocca aperta:
-Non potete immaginare quello che mi è successo(iniziò emozionato Gianni). Ero da poco entrato nel fitto del bosco, quando questo strullo d’un cane è partito a corsa, dopo poco nonostante lo richiamassi a gran voce, non sentivo più neanche un latrato, quindi inseguendolo sono entrato in un tratto di macchia fitta dove non passerebbe neanche un cinghiale; e non ci crederete……..(allora, dissero gli amici incuriositi) -dopo neanche due passi dentro i rovi, la vegetazione si è aperta facendomi passare e richiudendosi dietro di me, ed imprigionando tra le spine il fucile che porto sempre in spalla. Giovanni con una risata scettica, disse a Gianni:
-Stamattina hai fatto colazione con Vin Santo e biscotti vero?
-No simpaticone. Sono lucido e so quel che dico, ma aspetta che non ho finito.
-Una volta rimasto senza fucile e praticamente chiuso dentro, a quello che sembrava un mondo a me sconosciuto; davanti hai miei occhi si beava la più grossa e variegata concentrazione di animali che abbia mai visto. Scoiattoli, Cervi, Daini, Fagiani, Cinghiali, Istrici, Volpi, Lupi, Uccelli di tutte le specie, ed esemplari che neanche a vivere due vite avrei potuto neanche avvistare. Fra tutte le razze, spiccava per altera beltà una coppia di colombe pavoncelle, che non curanti della mia presenza, tubavano accomodate sopra il ramo rigoglioso di un albero di mimosa. Un po’ imbarazzato ed emozionato, ho provato a chiamare il mio cane, che mi aveva condotto in quella selva, a dir poco incantata. Rex è arrivato prontamente, come di solito non fa mai, e mentre stavamo reciprocamente festeggiando,
le colombe pavoncelle hanno spiccato il volo e con due volute, sono atterrate vicino ai miei piedi.
Con quel tipico movimento della testa che solo le colombe fanno, mi hanno osservato e dopo un breve scambio di suoni fra di loro, mi hanno detto….
-No aspetta (esordiscono Alessandro e Beppe, interrompendo il racconto di Gianni). Non vorrai dire che ti hanno parlato?
-Allora !, ( riprende stizzito Gianni) mi hanno raccontato di una valle dove scorre un grande fiume, dove gli uomini non si conoscono tra loro, e dove, benché la campagna sia generosa con i suoi frutti, c’è sempre della povera gente che soffre la fame. Cosa ancor più strana, loro pensano che il cielo sia soltanto grigio e nebbioso. Io incredulo come adesso siete voi, ho confessato il mio scetticismo e sono giunto ad un accordo con tutte le varietà animali che abitano la montagna. Se loro riusciranno a dimostrarmi, che oltre le nubi che ci circondano, giù sotto il nostro borgo, c’è tutto quello che le colombe pavoncelle mi hanno detto; io, e voi insieme a me, faremo in modo che i nostri mondi si congiungano, portandoci prosperità ed amicizia. Così, come prima di loro avevano fatto le colombe con Noè, durante il Diluvio Universale, le colombe volavano ogni giorno oltre la coltre di nubi e ritornavano ad asciugarsi al sole che riscaldava le pietre delle case del castello; portando sempre un segno tangibile della presenza umana, nella vallata. Gli abitanti tutti, si convinsero della necessità di onorare il patto fatto da Gianni, ed iniziarono con estremi sacrifici a tracciare una via tra le cupe nebbie ed i fitti boschi, che gli congiungesse alla gente della pianura. I sacrifici, gli sforzi, gli affanni che Istante dopo Istante, venivano sopportati da ogni membro, dell’ormai sempre meno eremo castello; vennero seguiti da tutta la comunità volatile, che ogni giorno volteggiava tra il cielo azzurro e quello sempre meno grigio di pianura. Impegno il loro, che volse a compassione le colombe pavoncelle e tutti gli amici pennuti. Essi si innalzarono in cielo, e muovendo all’unisono le ali, spinsero poco alla volta le pesanti nubi, lontano oltre l’orizzonte, agevolando la tanto sperata unione di tutti. In quel tempo, gli istanti divennero secondi, minuti, ore, giorni. La gente iniziò a mischiarsi e non tutto era rose e fiori, ma solo la conoscenza dell’altro, suppliva alle lacune create dall’apertura delle nebbie dei tempi. Da allora nei cieli intorno al castello, che molto tempo dopo, ha preso nome di Poggio di Loro, si possono scorgere delle colombe pavoncelle che, come i loro genitori, fanno la spola tra la valle e la montagna, per evitare che le caligini, isolino i mondi terreni, i nostri pensieri ed i nostri sentimenti. Se anche tu, un giorno avrai al fortuna di avvistare una o più colombe pavoncelle, consegnagli fiducioso i tuoi pensieri; li condivideranno con tutto il mondo.