A VOI CO’ PIEDI IN ARNO E L’ARIA FIERA

31.12.2010 by Roberta 

BUON ANNO
Il Natale 2010 è ormai alle nostre spalle e solo adesso, soffiando sulle ceneri ancora calde dei focolari natalizi, rinnovo le braci, vi getto un nuovo ottimo ceppo che infiammandosi, riscalda nuovamente le nostre menti e gli affetti più cari.
Le faville salgono su per i camini e unite dal lieve vento che frulla per le vie ed i tetti del nostro borgo, si uniscono ed innalzano, sostenute dallo spirito di comunione di cui Poggio è ebbra.
Un globo luminescente sospeso nell’aria tersa, inizia ad espandersi e, sulla complice, magnificente, lavagna dei monti del Pratomagno, inizia a comporsi una scritta che, abbracciando spiritualmente tutta la vallata, recita questa partecipata scritta:

DAL POGGIO CHE DI LORO FA BANDIERA
E SALE E CRESCE AL CIELO IL MAGNO PRATO
A VOI CO’ PIEDI IN ARNO E L’ARIA FIERA
L’AUGURIO PIU’ SINCERO MAI CANTATO
FINITE L’ANNO MEGLIO DI COM’ERA
ANDATE VERSO IL NUOVO DI GRAN FIATO
FUGATE VIA DA VOI OGNI CHIMERA
CURATE IN EGUAL MODO IL CORE E I PRATO

BUON  2011  A TUTTI !

MAXMax

AUGURI DA POGGIO DI LORO

25.12.2010 by Roberta 


BUON NATALE A TUTTI.

IL CEPPO

25.12.2010 by Roberta 

Ultimo articolo del 2010 sulle tradizioni popolari della nostra zona

25 dicembre: Quando il Natale era chiamato Ceppo

La tradizione più diffusa, prima che comparisse anche da noi l’albero di Natale (in origine un ginepro, poi sostituito dall’abete), era quella di bruciare nel camino un ceppo di quercia o d’ulivo (si diceva infatti “fare il Ceppo”). Aveva anche un carattere simbolico: si bruciava il passato e dal modo di ardere di questo pezzo di legno, che veniva mosso con un ferro dal capofamiglia, si traevano gli auspici: secondo la direzione presa dalle faville e la dimensione della fiamma si “indovinava” il futuro della famiglia.

Le ragazze mettevano sul ceppo ardente foglie di sempreverde e in base al loro crepitio e alle loro scintille cercavano di trarre auspici per il loro futuro matrimonio.

Un pezzo di carbone del legno ormai bruciato veniva gelosamente conservato: alla prima grandine lo si metteva fuori di casa per scongiurare il pericolo di danneggiamento del raccolto. Anche la cenere veniva presa e sparsa nei campi come augurio.

Da questa antica tradizione deriva l’usanza di confezionare dolci di cioccolata a forma di ceppo, detti anche tronchetti di Natale.


Spesso si faceva il presepe con le statuette di gesso colorate disposte in un paesaggio di muschio, con un po’ di farina sopra a mo’ di neve, un tracciato di sassolini per fare le strade, un vetro colorato come lago.

I bambini trovavano sotto il ramo di ginepro, qualche dolciume, un’arancia, pochi mandarini, caramelle e, in qualche caso, un giocattolo costruito da qualche parente (un cavallino di legno, un carrettino, una bambolina di stoffa, un giocattolino di latta).

Pierangela

Pierangela

ANCHE IL “VALDARNO” PARLA DI NOI.

19.12.2010 by Roberta 

E’ con immenso piacere che pubblichamo l’articolo che il Nuovo Valdarno ha fatto su di noi.

Continuate a seguirci e  non abbassate la guardia,  Babbo Natale ha trovato casa  nel nostro borgo e la sta arredando, quindi seguiteci e ne vedrete delle belle .

Andando poi  a pagina 15 ecco cosa troviamo:

Seguiteciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii