ANNO NUOVO, VITA NUOVA by Pierangela

01.01.2010 by Roberta 

Oggi è difficile immaginare feste e tradizioni che ancora 50-60 anni fa ritmavano il passare dell’anno ed ancor più difficile coglierne il significato. le feste rappresentavano momenti solenni attraverso i quali la comunità celebrava riti propiziatori, tentava di esorcizzare le proprie paure legate alle malattie ed ai rischi per il raccolto o esprimeva la propria riconoscenza a Dio per la protezione concessa alla famiglia ovvero per il raccolto difeso dalle intemperie o dalla siccità.Gran parte delle feste dell’anno contadino è chiaramente di origine pagana, ma è evidente come lo spirito cristiano abbia saputo farle proprie senza che perdessere completamente il loro senso, legato di solito al ciclo produttivo, ai timori e alle speranze del mondo rurale.

Per comprendere le feste tradizionali che scandiscono il corso dell’anno, bisogna cogliere due elementi di fondo: la ricerca della purificazione con usanze e credenze volte ad eliminare il male del passato e il propiziare il bene per il futuro (esempi sono Capodanno, l’Epifania, il Carnevale, la Pasqua, …).

In questo blog cercheremo di riportare alla luce i significati di alcune feste o giornate particolari legate alla tradizione popolare.Siete tutti invitati a collaborare apportando le vostre conoscenze!!

Iniziamo con………..

1 gennaio Capodanno

È la festa d’inizio dell’anno, nella quale, per auspicare benessere e prosperità per l’anno che viene, fino a poco tempo fa si gettava tutto quanto era vecchio e rotto: era il rito di eliminazione del male e si creavano così le condizioni per un “rinnovamento”. Anche i “botti”, con il loro fragore, svolgevano la funzione di allontanare il maligno.Capodanno diveniva la situazione adatta per predire il futuro: la meteorologia popolare cercava di prevedere l’andamento di tutti i dodici mesi dell’anno, osservando le condizioni del tempo meteorologico dei primi dodici giorni di gennaio (le calende).

I primi giorni di ogni mese dell’anno erano detti “calende” al modo dei Romani e proprio le calende di gennaio erano associate ai diversi mesi; così il primo giorno dell’anno rappresentava il tempo che avrebbe fatto a gennaio, il due a febbraio, il tre a marzo, e così via. Ad esempio se il 3 gennaio pioveva si sarebbe avuto un marzo piovoso e se l’8 gennaio fosse stato freddo o piovoso si sarebbe avuto un agosto fresco.

A dire la verità a Poggio non tutti concordano con questa spiegazione: alcune persone ritengono che il tempo meteorologico delle calende debba essere invertito: cioè se il 2 gennaio è bel tempo il mese di febbraio sarà piovoso e freddo….

L’unica cosa da fare è provare!

Appuntiamoci sui nostri calendari il tempo dei primi dodici giorni di gennaio e verificheremo lungo il corso dell’anno questa tradizione popolare, o in un senso o nell’altro!

Ma la previsione meteo non finiva qui, perché si riteneva che se la notte di San Paolo, che si celebra il 25 gennaio, non fosse stata scura, cioè nuvolosa le previsioni delle calende non sarebbero state rispettate…Il proverbio afferma “Delle calende non me ne curo purchè a San Paolo non faccia scuro”.

Pierangela

Una risposta a “ANNO NUOVO, VITA NUOVA by Pierangela”

  1. maxell ha detto:

    Grazie a Pierangela possiamo incamminarci in un sentiero storico ed etimologico che durante la lettura ci riporterà alla mente nozioni che ognuno di noi ha da sempre, ma sulle quali forse non si è mai soffermato a pensare, per quale motivo quella tale data si chiama in quel modo.
    Per poter parlare di Capodanno occorre iniziare a capire, perchè il giorno inizia e finisce alla Mezzanotte di tutti i giorni.
    IL GIORNO
    Il modo di suddividere il giorno è variato nel corso del tempo, ed è stato diverso da luogo a luogo.
    Presso i Babilonesi, ad esempio, l’inizio del giorno era fissato all’alba, presso gli Umbri a mezzogiorno, nell’antica Atene al tramonto.
    I Romani avevano suddiviso il giorno in 12 ore diurne (dall’alba al tramonto) e 12 ore notturne; per questo motivo la durata di ciascuna ora non era fissa, ma variabile a seconda delle stagioni: le ore diurne non potevano che essere più lunghe d’estate e più corte d’inverno, e viceversa le ore notturne.
    Sia il dì che la notte erano poi divisi in quattro parti: quelle del dì terminavano con le ore tertia, sexta, nona e duodecima, mentre quelle notturne erano chiamate vigiliae.
    Da questa suddivisione derivò l’introduzione, da parte dei primi cristiani, di preghiere da recitarsi in alcuni momenti della giornata: l’ufficio notturno, comprendente vespri, compieta, notturno, mattutino e lodi, e l’ufficio diurno, riguardante le ore prima, terza, sesta e nona.
    Mentre presso gli antichi Romani il giorno iniziava legalmente a mezzanotte, nel Medioevo prevalse l’uso ebraico e dei popoli orientali (con calendari lunari o lunisolari) di considerare la durata del giorno dal tramonto del sole al tramonto successivo.
    Nei secoli XIII-XIV, con la diffusione degli orologi collocati sui campanili o sulle torri civiche, si iniziò, specialmente in Italia, a suddividere il giorno in 24 ore della stessa durata, ma sempre partendo dal tramonto del sole o dall’Avemaria della sera, per cui la stessa ora non corrispondeva allo stesso momento della giornata da una stagione all’altra, ma ad un momento successivo in estate rispetto all’inverno (in quanto d’estate il sole tramonta più tardi).
    Infine, con le invasioni napoleoniche di inizio Ottocento, fu ripristinato anche nel nostro paese il metodo romano di contare le ore partendo dalla mezzanotte.
    LA SETTIMANA
    Non si conosce con sicurezza dove e quando abbia avuto origine la settimana di sette giorni.
    E’ probabile che i primi ad adottarla siano stati i Babilonesi (ma altri luoghi accreditati in tal senso sono l’Egitto e la Persia), mentre ha iniziato a diffondersi nell’impero romano solo a partire dal I secolo d.C.
    Fino ad allora, nell’antica Roma, veniva conteggiato un ciclo di otto giorni, il primo dei quali, chiamato novendinae o nundinae, era giorno di mercato. Il nono giorno del ciclo era ancora nundine, essendo in realtà il primo del ciclo successivo.
    Fu l’imperatore Costantino che, con un editto del 321 d.C., ufficializzò l’uso della settimana di sette giorni, di cui il primo, chiamato ancora dies Solis, il giorno del Sole, era obbligatoriamente di astensione dal lavoro per tutti i cittadini non agricoltori. In questo modo veniva riconosciuto il giorno festivo dei cristiani, ma non venivano scontentati i pagani adoratori del sole.
    Tornando ai Babilonesi, i nomi che avevano dato ai giorni della loro settimana erano quelli dei cinque pianeti allora conosciuti (Saturno, Marte, Mercurio, Giove, Venere) più quelli del Sole e della Luna; e tali nomi sono sostanzialmente rimasti fino ad oggi, anche se con qualche importante modifica.
    Nelle province dell’Impero romano i nomi dei pianeti furono sostituiti con i nomi degli dèi della religione del luogo: così, ad esempio, Wednesday è, in inglese, il giorno di Wodan, corrispondente al dio Mercurio.
    Gli Ebrei probabilmente adottarono la settimana babilonese, ma in seguito tolsero i nomi dei primi sei giorni (numerandoli semplicemente) e chiamarono il settimo Shabbat (che corrisponde al nostro sabato), ovvero Quiete, poiché nella Genesi è scritto che Dio consacrò il settimo giorno, in quanto in quel giorno cessò il lavoro della creazione e si riposò.
    I cristiani si adeguarono ai nomi della settimana di origine pagana, cambiandone solo due: quello di Saturno fu modificato in Sabbatum o Sabbata (derivandolo dal Shabbat ebraico; ma si noti che in inglese, ad esempio, è rimasto Saturday), mentre il giorno del Sole fu sostituito da Dominicus o Dominica dies (= giorno del Signore; anche qui si noti che in inglese è rimasto Sunday, e analogamente nei paesi di lingua germanica). Va però precisato che nella liturgia cristiana i giorni sono soltanto numerati ad eccezione del primo, che è appunto chiamato domenica.
    Se per il calendario liturgico dei cristiani la domenica è il primo giorno della settimana (così come per gli ebrei: infatti per la Bibbia l’ultimo giorno è il sabato), ai fini civili viene generalmente considerato come primo giorno il lunedì, anche perché la norma ISO (International Organization for Standardization) IS-8601 stabilisce che sia così. Di fatto, mentre nella maggior parte delle nazioni viene considerato primo giorno il lunedì, in altre (come in Russia) viene ritenuto come primo giorno la domenica.
    La citata norma internazionale IS-8601 assegna anche un numero ad ogni settimana dell’ anno.
    Le settimane che si trovano parte in un anno e parte in un altro vengono considerate appartenenti all’anno che le contiene per almeno quattro giorni.
    Da ciò consegue che è considerata la prima settimana dell’anno quella in cui si trova il 4 gennaio o, ciò che è lo stesso, quella in cui si trova il primo giovedì di gennaio.
    In tal modo ogni anno può essere composto di 52 o (più raramente) di 53 settimane: precisamente quest’ultima evenienza accade solo per quegli anni comuni che iniziano di giovedì e per quelli bisestili che iniziano di mercoledì o giovedì.
    Come già accennato, per gli ebrei il giorno settimanale festivo è il sabato (giorno del riposo di Dio dopo la Creazione), per i cristiani la domenica (giorno della Resurrezione di Cristo), mentre per i musulmani è il venerdì, in quanto è il giorno della nascita di Maometto.
    I MESI
    Si è già accennato al significato dei nomi di alcuni mesi; ecco ora l’elenco completo dei mesi facenti parte del calendario degli antichi Romani, da cui sono derivati i mesi in uso ancor oggi:
    – Ianuarius: era sacro a Giano, il dio che proteggeva tutto ciò che si andava ad iniziare, in questo caso il nuovo anno;
    – Februarius: il suo nome deriva da februa, le feste della purificazione;
    – Martius: era sacro a Marte, dio della guerra;
    – Aprilis: era sacro a Venere, ed era così chiamato perché in questo mese la natura si apre alla fioritura e alla nuova vita;
    – Maius: era sacro a Maia, dea della vegetazione;
    – Iunius: era sacro a Giunone, dea della prosperità;
    – Quintilis: era il quinto mese dell’antico calendario; divenne poi Iulius in onore di Giulio Cesare;
    – Sextilis: era il sesto mese dell’antico calendario; divenne poi Augustus in onore di Augusto;
    – September: era così chiamato perché anticamente era il settimo mese dell’anno;
    – October: anticamente era l’ottavo mese dell’anno;
    – November: era, nell’antico calendario, il nono mese dell’anno;
    – December: era il decimo mese dell’anno nell’antico calendario.

    IL CAPODANNO
    La data del capodanno è cambiata nel corso del tempo, soprattutto nel Medioevo, ed è stata diversa anche da un luogo all’altro.
    I vari modi utilizzati per fissare l’inizio dell’anno si chiamano stili.
    Ecco quali sono stati gli stili più importanti:
    – lo stile della circoncisione (capodanno il 1° gennaio). L’uso di iniziare l’anno dal 1° gennaio cominciò con la riforma di Giulio Cesare, ma nel corso del Medioevo fu sostituito da altre date, specialmente da ricorrenze di importanti festività cristiane;
    – lo stile veneto (capodanno il 1° marzo). L’origine di questo capodanno risale addirittura all’antico calendario romano, quando non esistevano i mesi di gennaio e febbraio; fu usato, ma non solamente, nella Repubblica veneta fino al 1797;
    – lo stile dell’incarnazione (capodanno il 25 marzo), detto anche fiorentino o pisano, a seconda che l’anno fosse fatto iniziare il 25 marzo successivo o precedente al capodanno del 1° gennaio secondo l’attuale computo;
    – lo stile della Pasqua, utilizzato soprattutto in Francia, il quale comportava differenze fra un anno e l’altro di parecchi giorni, a motivo del fatto che questa festa oscilla tra il 22 marzo e il 25 aprile;
    – lo stile bizantino (capodanno il 1° settembre), che faceva iniziare l’anno quattro mesi prima; rimase a lungo in vigore a Bisanzio e, fino al XVI secolo, nell’Italia meridionale;
    – lo stile della natività (capodanno il 25 dicembre), che anticipava l’inizio dell’anno di sette giorni rispetto ad oggi. Era molto diffuso nel Medioevo, soprattutto nell’Italia settentrionale, e fu il più utilizzato anche dalla cancelleria pontificia e dai cronisti medievali.
    Per quanto riguarda le calende, occorre sapere che i romani sono coloro che per primi hanno utilizzato questa identificazione all’interno dei giorni del mese, e che proprio loro hanno iniziato ad indicare una data che non sarebbe venuta mai con il nome di “Calende Greche”, perchè i Greci non usavano nel loro calendario questa personalizzazione temporale.
    A questo proposito è utile sapere che:
    Tutti i giorni 1 dei mesi erano denominati KALENDAE = CALENDE
    Tutti i giorni 5 dei mesi erano denominati NONAE = NONE
    Tutti i giorni 13 dei mesi erano denominati IDUS = IDI
    Facevano eccezione i mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre, nei quali le None cadevano al 7 e le Idi al 15, cioè due giorni dopo che negli altri mesi.
    Tutti gli altri giorni del mese venivano chiamati riferendosi a questi tre. Ad esempio, per indicare un fatto accaduto il 19 maggio si utilizzava l’espressione die quarto decimo ante Kalendas Iunias, oppure ante diem quartum decimum Kalendas Iunias (= nel quattordicesimo giorno prima delle calende di giugno).
    Con la speranza che queste brevi notizie possano(come è successo a me) spingervi ad approfondire la ricerca e divertirvi allo stesso tempo.
    Dai Pierangela spronaci alla ricerca del sapere, come riesce solo a te.
    Ciao, Max.

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